• 18 Maggio 2025

Epistème News

Rivista di comunicazione scientifica e medicina integrata

Un approccio integrato al neurosviluppo

un approccio terapeutico integrato ai isturbi del neurosviluppoare.
dottoressa Monica Greco
Dalla geriatria alla fisiatria, la dottoressa Monica Greco racconta il suo percorso professionale e ci aggiorna sull’approccio terapeutico integrato rivolto ai bambini con disturbi del neurosviluppo: un approccio che unisce scienza, empatia e attenzione alla persona, offrendo una visione profonda e umana della cura.

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19 minuti

Abstract
Disturbi del neurosviluppo: un approccio terapeutico integrato ai disturbi del neurosviluppo tra epigenetica, microbiota e ambiente familiare
I disturbi del neurosviluppo – tra cui autismo, ADHD, dislessia, PANS/PANDAS – sono in costante aumento e rappresentano una vera emergenza clinica e sociale. La dottoressa Monica Greco propone un modello terapeutico integrato che combina competenze mediche, attenzione alla persona e strumenti innovativi come il test epigenetico S-Drive, basato sull’analisi del capello.
Attraverso un’osservazione clinica approfondita del microbiota intestinale, delle emozioni familiari e della costituzione fisica del bambino, l’approccio consente di identificare squilibri metabolici e fattori ambientali che influenzano lo sviluppo neurologico. Il test S-Drive supporta la personalizzazione delle terapie e si rivela utile sia in fase acuta sia nella prevenzione.
Unendo epigenetica, alimentazione funzionale e contesto psico-emotivo, il metodo offre una risposta concreta e multidisciplinare ai bisogni emergenti dei bambini con fragilità neuroevolutive.


Quali sono state le principali tappe della sua carriera?

Inizialmente mi sono specializzata in geriatria, approfondendo in particolare le patologie neurodegenerative. Ho lavorato prima all’Ospedale San Luigi di Orbassano, nel reparto di Riabilitazione Neurologica , e poi presso la clinica Madonna dei Boschi, a Buttigliera Alta. Collaborando a stretto contatto con fisioterapisti di grande valore, ho sentito l’esigenza di ampliare le mie competenze. Ho quindi conseguito la specializzazione in fisiatria del neurosviluppo.
Successivamente, ho scelto di lasciare l’ospedale per aprire uno studio privato, dove accogliere bambini con diagnosi di disturbi dello sviluppo neurologico. Si tratta di una condizione in costante aumento, che rappresenta una sfida sia dal punto di vista medico sia da quello sociale.

Una situazione che sta creando allarme?

Fino a qualche decennio fa, i bambini che necessitavano di sostegno erano relativamente rari. Oggi, invece, i numeri sono in forte crescita: si stima che un bambino su 36 riceva una diagnosi di disturbo dello spettro autistico, con una tendenza che potrebbe portare a un’incidenza di un caso su 24. Tuttavia, le problematiche del neurosviluppo non si limitano a ciò che comunemente chiamiamo autismo. Esistono sindromi come PANS e PANDAS, in cui i bambini sviluppano improvvisamente tic, fissazioni o ossessioni a seguito di infezioni pregresse, sovente da streptococco.

un approccio terapeutico integrato ai isturbi del neurosviluppoare
Ricette con il cuore di Geta: tra epigenetica, microbiota e ambiente familiare,  di Monica Greco, Marcella Tarulli, Barbara Casalini, Letteratura Alternativa, 2019
Ricette con il cuore di Geta:
tra epigenetica, microbiota e ambiente familiare,
di Monica Greco, Marcella Tarulli, Barbara Casalini,
Letteratura Alternativa, 2019

Inoltre, vi sono forme associate ad altri patogeni. A queste si aggiungono disturbi come iperattività, deficit di attenzione, dislessia, disgrafia, discalculia e disprassia. La varietà di queste condizioni è vastissima: un fenomeno che non possiamo più ignorare, né sottovalutare.

Qual è il suo approccio terapeutico di fronte a questi casi?

Quando accolgo in studio un bambino, mi approccio con empatia e grande cautela, consapevole di trovarmi di fronte a un individuo in continua evoluzione. È inoltre fondamentale considerare l’intero nucleo famigliare, poiché si tratta di una condizione che coinvolge profondamente non solo il piccolo paziente, ma anche i genitori e i fratelli. Spesso i genitori arrivano con richieste urgenti e cariche di preoccupazione: “Dottoressa, ci aiuti! Nostro figlio ha dieci anni e non parla!” oppure “Si ferisce da solo e aggredisce i compagni di classe.” Sono situazioni emotivamente molto impattanti, per cui il terapeuta desidererebbe poter intervenire immediatamente, in modo mirato. Ma questo non è sempre possibile.

Per quali motivi occorre evitare soluzioni affrettate, e procedere invece con un approccio attento e graduale?

Ogni bambino è un universo complesso, con una storia clinica, un contesto e delle necessità specifiche: un insieme di elementi da integrare con delicatezza e attenzione. Ogni aspetto del suo sviluppo è un tassello di un puzzle più vasto e complesso. E al centro di tutto si collocano le emozioni: sia quelle del bambino sia quelle dei suoi famigliari. Non esistono emozioni negative. Ogni emozione ha un valore e una funzione essenziale per la sopravvivenza e la crescita. Sono la nostra linfa vitale. Ciò che fa la differenza è la capacità di riconoscerle, accoglierle e integrarle nel proprio vissuto, comprendendone il significato. I bambini sono straordinari maestri per noi adulti, se impariamo a cogliere i segnali preziosi che ci trasmettono. Ritengo che il mio lavoro sia una straordinaria opportunità, perché ogni paziente mi insegna qualcosa di nuovo, arricchendo la mia esperienza professionale e umana.

Prima accennava all’importanza dell’ambiente famigliare. In che modo influisce sullo sviluppo e sullo stato di salute del bambino?

L’ambiente in cui il bambino cresce è determinante per il suo benessere psicofisico. Quando percepisco disaccordo tra i genitori sul percorso di cura, so che questa tensione sta avendo un effetto epigenetico sul bambino. Il suo organismo, infatti, risponde agli stimoli ambientali anche a livello biologico, e il clima famigliare incide sul suo stato emotivo e neurologico. Le parole, i pensieri, le azioni quotidiane, l’aria che il bambino respira in casa: tutto ha un impatto enorme.
Sovente gli adulti nutrono aspettative eccessive nei confronti del bambino, chiedendogli di adeguarsi a determinati standard. Invece, ciò che serve è un approccio più accogliente, che lo accompagni con rispetto, assecondandone i tempi e le capacità. Noi medici dobbiamo quindi intervenire anche per migliorare il contesto in cui il piccolo paziente vive, affinché il suo sviluppo avvenga in un ambiente più sereno e favorevole.

un approccio terapeutico integrato ai isturbi del neurosviluppoare
un approccio terapeutico integrato ai isturbi del neurosviluppoare
un approccio terapeutico integrato ai isturbi del neurosviluppoare

Luci nel mondo. La parola nascosta nell’autismo, di Monica Greco, Federico Chini, Lisa d’Orio, Cristian Stratonie, Riccardo Petru Nechita, Andrea Ciaffoni, Selim El Merzougui, Sofia Cassanelli, Barbara Casalini, Maria Lenarduzzi, Independently published, 2022

Qual è il ruolo dell’ereditarietà nelle patologie neurologiche?

Spesso si pensa che malattie come l’autismo, l’Alzheimer o il Parkinson abbiano una componente ereditaria, ma non è esattamente così. Ciò che viene trasmesso geneticamente è una predisposizione che può riguardare l’autoimmunità, le disregolazioni del sistema immunitario o una tendenza all’iper-reattività agli stimoli ambientali. L’epigenetica ci insegna che i geni non sono un destino immutabile: il loro funzionamento è influenzato dall’ambiente, dall’alimentazione, dallo stile di vita e perfino dallo stato emotivo della persona.

Un altro elemento fondamentale è la costituzione del bambino. In che modo l’osservazione della sua struttura fisica può guidare il percorso di cura?

Ogni bambino ha una costituzione specifica, che riflette le sue caratteristiche biologiche e le sue potenziali vulnerabilità. Quando un bambino entra nel mio studio, lo osservo attentamente. Osservo come si muove, la postura, la flessibilità del corpo, la lingua, il tono muscolare. Il suo corpo mi racconta molto di lui. Questi dettagli mi aiutano a capire quali potrebbero essere i suoi punti deboli e come posso intervenire per aiutarlo. Ad esempio, un bambino esile, timido, che si nasconde dietro la madre potrebbe avere una sensibilità più marcata agli stimoli esterni e una tendenza a somatizzare lo stress.


un approccio terapeutico integrato ai isturbi del neurosviluppoare
In questo saggio brillante e accessibile, la dottoressa Greco intreccia scienza e vita quotidiana, spiegando come le emozioni influenzino la nostra biologia più profonda.

In questo saggio brillante e accessibile, la dottoressa Greco intreccia scienza e vita quotidiana, spiegando come le emozioni influenzino la nostra biologia più profonda. Attraverso concetti chiave come apertura, autenticità, capacità di lasciare andare e attitudine al dono, l’autrice guida il lettore a comprendere come ogni scelta possa avere un impatto epigenetico positivo sul corpo. La medicina, qui, non è solo tecnica: è relazione, ascolto, coerenza. Con esempi tratti dall’esperienza clinica e dalla sua scuola “Nutri il tuo terreno”, Greco invita a prendersi cura di sé partendo dall’interno, dalle emozioni e dallo stile di vita. Un testo illuminante per chi vuole capire come mente, corpo e relazioni siano intrecciati e come una medicina centrata sulla persona possa davvero fare la differenza.


Un’attenzione particolare va quindi rivolta al microbiota intestinale. Perché è così rilevante nel neurosviluppo e nel comportamento infantile?

Il microbiota è un ecosistema complesso di batteri, virus e funghi che abitano il nostro intestino e svolgono funzioni fondamentali per la salute generale. Un microbiota equilibrato contribuisce alla produzione di vitamine, di batteriocine, ossia molecole con funzione antimicrobica, e di neurotrasmettitori essenziali per il funzionamento cognitivo e comportamentale. Al contrario, un intestino disbiotico, alterato nella sua composizione microbica, può generare neuroinfiammazione e disturbi comportamentali. Bambini con disbiosi spesso manifestano tic, iperattività, difficoltà nel controllo sfinterico, disturbi del sonno o alimentari.

Quale ruolo ricopre una corretta alimentazione nella salute del bambino?

Un ruolo fondamentale. Ciò che un bambino mangia influisce direttamente sulla sua salute fisica e neurologica. Bambini con selettività alimentare possono sviluppare squilibri del microbiota, alterazioni che a loro volta possono ripercuotersi a livello cognitivo. Non è raro riscontrare parassitosi intestinali, anche se gli esami fecali standard non sempre le rilevano. I parassiti possono annidarsi in zone difficili da individuare e provocare alitosi, dermatiti, occhiaie marcate, bruxismo e disturbi del sonno.

Qual è il legame tra la sindrome dello spettro autistico e gli squilibri metabolici?

La sindrome dello spettro autistico è spesso associata a un eccesso di istamina, che può provocare iperattività, difficoltà di concentrazione e alterazioni del comportamento. Grazie a test epigenetici avanzati, come S-Drive, posso individuare squilibri metabolici e correggerli con maggiore precisione. Intervenendo su aspetti fondamentali come il microbiota intestinale, la qualità della masticazione, le abitudini alimentari e i rapporti famigliari è possibile ottenere miglioramenti significativi nel benessere di questi bambini.

Lei ha fatto riferimento a S-Drive, uno strumento che, attraverso l’analisi del capello, consente di ottenere un profilo epigenetico della persona, che permetterebbe di individuare fattori ambientali, nutrizionali e metabolici che influenzano l’espressione genica. In occasione del convegno su La rivoluzione epigenetica per la longevità, ha riferito di essere molto soddisfatta dei risultati ottenuti grazie a S-Drive, rammaricandosi di non averlo utilizzato prima. Può spiegarci meglio i motivi?

Certo. Anche prima di utilizzare S-Drive riuscivo a trattare i bambini in modo efficace, ma il percorso era molto più lungo e complesso. Per individuare il punto di partenza corretto, dovevo elaborare una serie di ipotesi, fare numerose verifiche e, sovente, programmare diverse visite di controllo. Con S-Drive, invece, il processo è diventato più lineare. Per i piccoli pazienti significa un approccio più semplice e immediato. Naturalmente, il supporto di questa apparecchiatura non sostituisce gli accertamenti diagnostici veri e propri, ma rappresenta per me uno strumento prezioso nell’interpretazione del quadro clinico iniziale. Mi aiuta a orientarmi più rapidamente, consentendomi di impostare il trattamento in maniera più mirata e tempestiva.

Possiamo quindi definirlo un supporto che agevola il percorso diagnostico, pur non essendo di per sé un vero e proprio strumento diagnostico?

In base alla mia esperienza, l’utilità di questo test si esprime al meglio quando viene utilizzato da un medico esperto. Dietro ogni mappatura epigenetica, dietro ogni aminoacido o vitamina che il test mette in evidenza, c’è un intero mondo di interpretazioni cliniche. Le faccio un esempio: se dai risultati emerge un valore alterato della vitamina B5, per me costituisce un segnale importante. In un bambino, potrebbe indicare un problema di peristalsi intestinale. Un aspetto che, senza quell’indicazione, magari avrei sottovalutato, limitandomi a suggerire un aumento di fibre.

Per avere una corretta lettura dei dati risulta cruciale l’interpretazione medica?

Esattamente. Non bisogna limitarsi a leggere i risultati come se fossero un elenco di controllo con caselle di spunta: “manca la vitamina B12, serve la B5, aggiungiamo zinco”. Proprio no. Sarebbe un approccio semplicistico, privo di reale valore clinico. Occorre invece una lettura attenta, comparata, dei dati emersi. Ad esempio, la presenza di riferimenti alle emozioni e al sonno potrebbe suggerire il coinvolgimento della ghiandola pineale. Oggi, l’epifisi di molti bambini è compromessa a causa dell’eccessiva esposizione ai campi elettromagnetici, all’utilizzo precoce di dispositivi elettronici e, persino, a sostanze come il fluoro, presente in dentifrici e integratori.
Se non si possiede questa chiave di lettura, si rischia di intervenire in modo superficiale, senza andare alla radice del problema. Qui entra in gioco la competenza nell’utilizzo dello strumento, che si acquisisce frequentando specifici percorsi di formazione, come la Scuola di Alta Formazione Epigenetica o la S-Drive Academy. Questi corsi insegnano proprio a porre in relazione i vari indicatori evidenziati dal test. Noi, in modo scherzoso, diciamo spesso che il compito del medico è “unire i puntini”.

Se ho ben capito, “unire i puntini” significa organizzare le risposte emerse dal test, che, altrimenti, rischierebbero di essere utilizzate in modo superficiale?

Senza una reale competenza nell’utilizzo di S-Drive si finirebbe per utilizzare lo strumento solo al 2 per cento delle sue potenzialità. E, ancor peggio, si rischierebbe di arrivare a una diagnosi sbagliata. S-Drive non fornisce indicazioni dirette, come: “C’è un problema a livello mitocondriale”, ma offre una serie di segnali che, se ben interpretati, portano a quella conclusione. Per esempio, nel responso del test potrei trovare segnali legati all’elettromagnetismo. Osservando poi la mappatura degli aminoacidi, potrei rilevare la presenza di taurina. Inoltre, potrei riscontrare un’alterazione nella produzione di energia e problemi a livello di idratazione intracellulare. Ecco, questi sono i “puntini” cui facevo riferimento. Mettendo insieme tutti questi indizi, posso individuare una patologia connessa a una disfunzione mitocondriale. In pratica, è come decifrare un linguaggio complesso: ogni dato ha senso solo se letto all’interno di un sistema, collegando i vari elementi in un quadro organico.

Possiamo dire che è uno strumento più indicato per i casi di cronicità rispetto a quelli acuti?

Direi proprio di no. È utile in entrambi i contesti. Nei casi cronici può fornire un valido supporto per definire il percorso terapeutico. Prendiamo, ad esempio, un paziente fibromialgico. Da dove partire? Dal sistema nervoso e dal supporto delle vitamine del gruppo B? Oppure concentrarsi sui mitocondri? O ancora valutare l’eventuale presenza di metalli pesanti? In questi casi, S-Drive fornisce una direzione chiara. Ma anche nelle situazioni acute ho avuto riscontri notevoli. Un caso concreto in cui S-Drive si è rivelato uno strumento prezioso è stato quello di un paziente con herpes zoster in fase acuta. Come suggerisce il nome stesso, S-Drive è una guida, un orientamento, che aiuta a individuare il fabbisogno epigenetico e ambientale specifico di quel paziente, in quel preciso momento. È come se il test rispondesse a tre domande fondamentali: in che situazione si trova questa persona? Cosa sta creando il problema? E, soprattutto, cosa possiamo fare per aiutarla? Questo approccio vale sia per i casi acuti sia per quelli cronici, con l’obiettivo di intervenire in modo rapido, efficace e personalizzato.

Potrebbe essere utile anche a livello di prevenzione?

Assolutamente sì. Direi che S-Drive, pur non essendo un test diagnostico, rappresenta uno strumento di mappatura degli indicatori ambientali che influenzano positivamente o negativamente la persona in quel momento. Proprio per questo motivo, ha un fortissimo valore preventivo. Lo definirei, senza esitazione, il “test del benessere”: uno strumento che il medico può utilizzare non solo quando la persona sta male, ma anche, e soprattutto, quando sta bene, con l’obiettivo di mantenerla in salute il più a lungo possibile. È un approccio vicino alla medicina orientale, che mira a preservare l’equilibrio e prevenire la malattia, piuttosto che intervenire quando il problema è già presente. Ripetendo regolarmente il test a distanza di alcuni mesi, è possibile mantenere questo equilibrio in modo molto efficace. Attualmente, l’indicazione epigenetica fornita dal test ha una durata di circa 90 giorni.

È utilizzabile anche in ambito sportivo?

Il dottor Massimo Spattini utilizza regolarmente S-Drive con gli atleti, e i risultati parlano chiaro. Il benessere globale migliora e, di conseguenza, anche la performance sportiva raggiunge livelli più elevati.

Quindi possiamo davvero considerarlo uno strumento a 360 gradi?

Certo, ma è fondamentale inquadrarlo nel suo esatto campo di utilizzo e attribuirgli la corretta connotazione. Altrimenti, si rischia di fraintenderne il ruolo. S-Drive si basa su principi di fisica quantistica e lavora attraverso una mappatura epigenetica: non si tratta di un’analisi di laboratorio del capello. Una volta chiarito questo aspetto e mantenuta l’attenzione sul suo reale scopo, nelle mani di un professionista esperto diventa davvero uno strumento capace di fare la differenza. Aiuta a leggere in profondità gli equilibri dell’organismo e a costruire un percorso personalizzato di benessere e prevenzione.

In che cosa si differenzia dalle altre forme di test che utilizzano il capello?

Esistono profonde differenze rispetto ad altri tipi di test. Il classico mineralogramma, ad esempio, è un esame diagnostico che consente di determinare minerali e metalli tossici presenti nella matrice cheratinica del capello. Può diventare un utile completamento, un approfondimento, quando il test epigenetico fornisce una specifica indicazione ambientale che merita di essere verificata in modo più approfondito. Allo stesso modo, posso integrare i dati con un test sul microbiota o richiedere, se necessario, l’analisi delle immunoglobuline per rilevare la presenza di virus pregressi. In pratica, differenza fondamentale è che il test epigenetico con S-Drive non sostituisce gli esami diagnostici, bensì li orienta. Aiuta a capire dove è opportuno indagare, approfondire con ulteriori strumenti. È un punto di partenza che guida il medico in modo mirato verso le verifiche e gli approfondimenti più opportuni, escludendone altri.

In che modo è venuta a conoscenza di S-Drive?

Il mio incontro con S-Drive è avvenuto in modo piuttosto curioso. Anche se attualmente mi occupo quasi esclusivamente di bambini, e il mio studio è pieno di piccoli pazienti, la mia prima specializzazione è stata in geriatria. Ho avuto così modo di studiare a fondo le patologie neurodegenerative, come l’Alzheimer e il Parkinson.
Circa cinque o sei anni fa, quando ero presidente dell’Associazione Alzheimer di Torino, insieme agli altri colleghi decidemmo di dotare il nostro gruppo di un apparecchio S-Drive per testarne le potenzialità. In particolare, come responsabile scientifica, fui io a occuparmi della valutazione e delle modalità di utilizzo. Ero però talmente concentrata sul mio lavoro e sui mille impegni quotidiani che, in quegli anni, avrò utilizzato il test solo tre o quattro volte. Inoltre, evitavo di proporlo ai bambini, temendo che il prelievo di un campione di capello potesse risultare fastidioso e causare loro disagio.
La svolta è arrivata quando ho avuto notizia del caso di un bambino seguito dal dottor Bartolomeo Allegrini, che aveva utilizzato il test S-Drive con risultati straordinari. Quella testimonianza mi ha incuriosita. Così ho deciso di approfondire l’utilizzo di questo strumento, ben sapendo che ciò significava tornare a studiare e affrontare un percorso serio e impegnativo. Ho, quindi, iniziato a frequentare la S-Drive Academy, una scuola completa, capace di trasmettere sapere, creare rete e insegnare centratura e focus. In questo percorso di studio ho imparato moltissimo. Da allora ho cominciato a utilizzare il test, dedicando il giusto tempo all’interpretazione. I risultati sono stati sorprendenti. Da quando S-Drive è entrato nella mia pratica clinica, ho così tante testimonianze di risultati terapeutici positivi che non riesco nemmeno a raccoglierle tutte.
Per questo ritengo fondamentale la formazione di nuove leve, di nuovi medici pronti ad affiancare i bambini e le famiglie. Perché oggi questa è una vera emergenza sanitaria e sociale: come dicevo, il numero dei bambini con problematiche importanti sta crescendo a ritmi impressionanti, e serve una risposta competente e tempestiva.


Short Bio

Medico e divulgatrice, Monica Greco è una figura di riferimento nella medicina funzionale e nella psicofisiopatologia adattativa dei problemi del neurosviluppo e in termini di riabilitazione neurologica. Laureata e specializzata all’Università di Torino in Geriatria e Medicina Fisica e Riabilitativa, ha affiancato alla formazione accademica una lunga esperienza clinica e uno studio approfondito delle medicine integrate.
È fondatrice della scuola “Nutri il tuo terreno”, dove promuove un approccio epigenetico e neurofunzionale alla salute, con attenzione all’asse intestino-cervello e al ruolo delle emozioni. Docente universitaria in Medicina Estetica e Medicina di segnale, dal 2020 è anche presidente dell’associazione Alzheimer Torino. Con il progetto “Luci nel mondo” dà voce alle persone con autismo, aiutandole a diventare autori di libri e protagonisti del cambiamento.


Libri


Pubblicazioni Scientifiche

  • M. Greco, C. Ciacco, C. Gobbi, C. Macchione, Batteriologia e antibiotico-terapia locoregionale nelle lesioni da decubito, 20° Congresso Nazionale della Società Italiana di Chemioterapia. Centro Congressi Lingotto Torino 28 Novembre – 1° dicembre 1999.
  • M. Santoro, M. Bianchi, T. Baietto, M. Greco, C. Macchione Pubblicazione su I. J. Of Angiology 9: 53-55-2000, Diabetic Foot in the Elderly: capillaroscopic findings.
  • C. Gobbi, M. Greco, C. Macchione. Realizzazione del 6° capitolo del Libro, Piaghe da decubito, II Edizione. Autori: Elia Ricci – Roberto Cassino. Titolo del capitolo: trattamento generale. Edizioni Minerva Medica. Torino 2004.
  • M. Greco, P. Fiammengo, G. Basiliari, D. Sammarco, M. Corvasce, C. Macchione, Coinvolgimento del Caregiver nel progetto riabilitativo individuale dello stroke, Vol 2, n° 1 Marzo 2008
  • Coautrice del libro, Basi Cliniche di Medicina di Segnale, Tecniche nuove. 2018
  • Coautrice del mensile L’altra Medicina.

Abstract
Neurodevelopmental Disorders: An Integrated Therapeutic Approach Combining Epigenetics, Microbiota, and Family Environment
Neurodevelopmental disorders – including autism, ADHD, dyslexia, and PANS/PANDAS – are on the rise, representing a growing clinical and social concern. Dr. Monica Greco presents an integrated therapeutic model that combines medical expertise, personalized care, and innovative tools such as the S-Drive epigenetic test, which analyzes epigenetic markers via hair samples.
Through in-depth clinical assessment of the gut microbiota, emotional dynamics within the family, and the child’s physical constitution, this approach helps identify metabolic imbalances and environmental factors influencing neurodevelopment. The S-Drive test supports personalized treatment planning and proves effective both in acute care and preventive strategies.
By merging epigenetics, functional nutrition, and psycho-emotional context, this multidisciplinary method provides a concrete and innovative response to the complex needs of children with neurodevelopmental vulnerabilities.