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Cioccolato sì: ma solo se è fondente

Negli ultimi anni, numerosi studi hanno evidenziato le proprietà benefiche del cioccolato.

Bruno Lanata
21 novembre 2018
Negli ultimi anni, numerosi studi hanno evidenziato le proprietà benefiche del cioccolato. L’ultimo, in ordine di tempo, è quello condotto dalla SIMI, la Società Italiana di Medicina Interna. Da questa ricerca si evincerebbe che consumare 40 grammi al giorno di cioccolato fondente aiuta la circolazione sanguigna. Il merito va agli elementi antiossidanti che contiene e che, in “dosi” ragionevoli, potrebbero aiutare la salute delle arterie agli over 70, che in Italia hanno problemi con l’arteriosclerosi dei vasi periferici. Come detto, però, il cioccolato deve essere rigorosamente fondente in quanto quello al latte contiene una quantità più limitata dei preziosi polifenoli in grado di ridurre lo stress ossidativo nei vasi, dilatandoli e migliorando così la circolazione.

PERCHÉ FONDENTE
Lo studio, pubblicato sul Journal of the American Heart Association, è stato condotto da ricercatori della I Clinica medica dell’Università La Sapienza di Roma su venti pazienti, nei quali l’aterosclerosi delle arterie delle gambe causava dolore e zoppia dovuta alla scarsità di apporto di sangue ai muscoli delle gambe provocata da arterie e capillari “irrigiditi”. I pazienti hanno mangiato 40 grammi di cioccolato fondente o al latte, quindi sono stati analizzati nella loro capacità di percorrere un tratto a piedi.
I partecipanti all’esperimento che hanno mangiato due barrette di cioccolato fondente sono riusciti a percorrere a piedi un tratto di strada più lungo dell’11% rispetto a quello che normalmente erano in grado di percorrere, riducendo anche del 20% il tempo impiegato. Gli stessi risultati non sono stati ottenuti da coloro cui sono stati somministrati 40 grammi di cioccolato al latte.

I PREZIOSI POLIFENOLI
«Non a caso nel sangue dei pazienti è possibile misurare quantità maggiori di polifenoli dopo il consumo del cioccolato fondente – spiega Francesco Violi, coordinatore dello studio e direttore scientifico della Ricerca Simi –, e questi composti, negli studi su cellule che abbiamo condotto, si sono dimostrati in grado di ridurre lo stress ossidativo cellulare e di interferire con la produzione di ossido nitrico aumentandone la quantità. Questa molecola è un potente vasodilatatore, per cui mangiare cioccolata riduce lo stress ossidativo dei vasi sanguigni e al tempo stesso aiuta a dilatarli, aumentando l’afflusso di sangue in periferia».
Gli effetti sono evidenti dopo due ore dal consumo del cioccolato e confermano quelli ottenuti in precedenza su fumatori che, dopo aver mangiato cioccolato fondente, mostravano un aumento della dilatazione dei vasi sanguigni.
«La ricerca è stata condotta su un numero esiguo di casi – aggiunge Lorenzo Loffredo, ricercatore alla Clinica medica dell’Università romana – per cui i dati andranno confermati; sarà anche importante capire che cosa accade con un consumo regolare di cioccolato. Scegliendo quello fondente – assicura infine – si può tuttavia esser certi di introdurre buone quantità di antiossidanti che possono essere d’aiuto al proprio benessere».

Cacao (Theobroma cacao L.). Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Cacao (Theobroma cacao L.). Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

THEOBROMA CACAO
Semi di cacao. Il cacao (Theobroma cacao) è una pianta dai cui semi si ricava il componente base del cioccolato. Questa pianta contiene, nelle foglie, nei semi, frutta e corteccia, più di 100 sostanze chimiche.
Semi di cacao
Il cacao (Theobroma cacao) è una pianta dai cui semi si ricava il componente base del cioccolato. Questa pianta contiene, nelle foglie, nei semi, frutta e corteccia, più di 100 sostanze chimiche. Presso la civiltà Azteca il cacao era chiamato “l’albero degli dei” e il consumo dei suoi semi era esclusivamente consentito ai ceti più elevati. Fu Cristoforo Colombo a introdurre la pianta in Europa dove venne impiegata come pianta medicinale . Il primo a descrivere e a classificare la specie fu Carl von Linné (Linneo) – il padre della moderna classificazione biologica e scientifica degli organismi viventi – che nella sua classificazione tassonomica decise di chiamarla theobroma, vale a dire “cibo degli dei”.

Immagine in evidenza: Photo by Charisse Kenion on Unsplash